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Bio: ufficialmente, ADC è una delle tante invisibili e silenziose figure che popolano il vario mondo delle CEO's PA.
Di solito quando non lavora (ma anche - ogni tanto - quando lavora: il suo capo è uno comprensivo) legge.
Siccome ha studiato il greco antico per dieci anni, non disdegna qualche capatina nella filologia classica, se l'occasione lo richiede.

venerdì 25 febbraio 2011

"Parenti lontani", di Gaetano Cappelli - parte seconda

More about Parenti LontaniAttenzione: dissertazione lunga, questa volta, divisa in due parti per necessità.
Potete leggere la prima parte parte qui

Fedele il riflettersi, di questa casa così densa di odori e significati, nell’asetticità dell’appartamento che Carlo si trova ad abitare a New York. Specchio impietoso, rimanda immagini di pura – e stereotipata, si potrebbe pensare, ma non potrebbe essere altrimenti – follia incontrollata, così lontana dall’abbraccio (mefitico) della magione della sovrana Nonnilde. Così come i pub illuminati da neon e riflessi di flute e champagne fanno da preciso contrappunto al Patriarca e a tutti gli altri bar di paese che popolano il ricordo di Carlino. Ma con i raffronti potremmo andare avanti all’infinito.

Questo è il romanzo di formazione: la vita mirabolante, composta dal caso e poi mischiata e confusa dalle mani esperte (?) del destino imperscrutabile.
Prima, in un Sud che, nelle sue infinite particolarità, acquista il carattere dell’universale: “in ogni paese che si rispetti”, dice, saggio, Cappelli. Non solo al Sud, chiosiamo noi pudicamente. Poi, nell’America del Nuovo Mondo, delle possibilità infinite e del guadagno facile, alla conquista di un sogno americano che si fa via via più inconsistente e fugace e che si conclude – ma forse anche no – tra lande desolate coperte di neve, popolate da personaggi che del Sogno Americano ne hanno perse le tracce – o non le hanno mai volute seguire (malfattori esiliati, prostitute, indigeni del luogo, delinquenti, perdigiorno), al suono di canti lontani che riportano a echi di bambini (lo sceneggiato in tv e il fiume San Lorenzo), di fronte a quello che dal passato riaffora, come detriti sulla spiaggia dopo la tempesta e che prepara la via per un futuro ancora tutto da costruire, insieme a compagni di viaggio che nel bene e nel male quel Sogno Americano l’hanno fatto proprio, chi accettandolo in ogni sua forma e sfruttandolo a proprio piacimento (Pit) e chi, come Cybill (wow, il nome, vedi sopra alla voce Nonnilde e la Sibilla cumana) ne è rimasta vittima inconsapevole.
Ora, noi ci prenderemmo la libertà di un’ ultima oservazione sullo stinco di zio Arcangelo – per altro trafugato dalla sbarbina hippie di turno, convertita al punk nel giro di un’estate – e chissà che fine ha fatto, ci piace saperlo al sicuro, magari Carlino grazie il denaro della moglie sarà pure riuscito a recuperarlo.
Lo stinco di zio Arcangelo, dicevamo, allo stesso modo delle teche contenenti le reliquie dei santi, come Lo Romita de la Muntagna o il santuario del professor Sabino Corelli con i suoi misteri esoterici (quasi un’iniziazione mistica, a cui l’organista Medoro aveva dato avvio) non ha valore in sè, ovviamente, ma in quanto rappresentazione.
Di un mondo di supersitizione, credenza, tradizione, cultura e saggezza popolare che rimane vivo, e pregnante, per quei pochi – anche in esilio volontario, vedi zio Richard – che si sono presi la briga di coltivare, nonostante gli anni, il tempo, l’assoluta illogicità e l’evidente anacronismo.

Appunti. Stile e lettura.
Italiano ballerino, composito, variegato; si parte dalla lingua d’uso, corretta e precisa e addirittura ricercata nel lessico e nella forma (la subordinata la fa da padrone, con strutture a chiasmo, circolari e difficili, ma complete e bilanciate) per scivolare poi nella variante regionale e addirittura nel dialetto – comprensibile o meno.
Il florilegio di linguaggi atipici e lessico caratterstico testimonia la passione dell’autore per la parola scritta e la lettura onnivora: riviste di gossip, giornali di paese, enciclopedie, libri d’arte e archeologia, musica, affari, finanza.

Secondo esperimento, come accennavamo qui, di lettura “pesante”, ma che più veloce di così non si può.

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