“Quante volte invece di mandarti a
fare in culo avrei dovuto darti una carezza. Quante volte ti ho dato
una carezza e invece avrei dovuto mandarti a fare in culo” (p12)
sintetizza magistralmente MSerra.
Per non parlare di colui che,
avventatamente, anela a un po' di meritato riposo da godersi,
pregustando il momento, una volta che i figli abbiano passato l'età
infantile (basta notti insonni, basta malanni dai nomi sconosciuti e
dalle eruzioni cutanee ancora più misteriose, basta età dei perché
e dei percome): ahinoi, clamoroso errore. Perché allo struggimento
del fisico, provato da anni di malattie esantematiche, otiti e
streptococchi di qualsiasi calibro e misura che la prole ha avuto il merito
di passare, potenziati a mille, al genitore sistematicamente
immunodepresso, farà seguito lo struggimento dell'animo. E per
quello non c'è antibiotico che tenga.
“Ho la nitida sensazione che questo –
esattamente questo – sia l'ultimo istante della tua infanzia.
Scomparirà per poi riapparire sempre più raramente, nel corso degli
anni, quel bagliore infantile che perfino nei vecchi ogni tanto
rivela le tracce dell'inizio. Ma in questo momento il tuo volto
addormentato ha una tale purezza di lineamenti da sembrare mai più
eguagliabile, e dunque definitiva: contiene il suo addio agli anni
(pochi) dell'innocenza” (p20)
“Non so cosa darei per potermi sedere
con te, in un momento qualunque della nostra vita, davanti allo
stesso paesaggio, e condividerne in silenzio la forma e l'ordine”
(p45)
“Ho temuto di avere abdicato, come
padre, e di averlo fatto per comodità e pigrizia. Ma al tempo stesso
valutavo l'insincerità che mi sarebbe stata necessaria per fingermi
depositario di un ordine vero, articolato in regole ferree e
punizioni esemplari. Tra simulare un'autorità ben strutturata ma
finta, ed esercitarne una gracile e fluttuante, però autentica, che
cosa è peggio?” (p88)
Fare il genitore è, in sostanza - e a
parte rari momenti di un qualcosa che potrebbe (potrebbe)
accompagnarsi a sostantivi tipo: serenità, soddisfazione, gioia,
appagamento e finanche felicità (uh) - una questione di coperte
troppo corte; quelle che se ti copri la testa poi passano fuori i
piedi e che sono pure un po' mistolana sintetica: non scaldano quando
fa veramente freddo ma se ti ci arrotoli troppo dentro fai delle
sudate da guinnes.
Nella speranza di arrivare un giorno,
guardando i nostri figli, a dire: finalmente posso diventare
vecchio.
Buona lettura (e buon anno) :)
Post scriptum: questo post è per una cara amica il cui nome inizia per I.
Io sono sempre stata convinta che i
libri belli non capitano per caso. Se ne trovi uno sul comodino, e
non sai come sia piovuto in casa, allora quello è il Libro Giusto.
E' il Grande Demone Celeste dei libri, a parlarti. Sussurra,
bisbiglia, devi stare pronto ad ascoltarlo perché passa solo ogni
tanto e nemmeno a cadenza regolare, altro che SantaClaus. Quindi,
grazie. E a buon rendere. (Le chiacchierate sull'inadeguatezza ci
salveranno).
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