Chi siamo (e come funziona)

Guardate, spulciate, leggete a piacere: qui si scrive per voi. Di libri.
Di cosa avete bisogno? Un thriller da leggere sotto l'ombrellone? Una commedia di raffinato humour per il fine settimana in campagna? La lettura di quel certo testo che vi incuriosisce tanto (ma che ancora non avete osato acquistare) deve essere di necessità attenta e scrupolosa oppure può adattarsi anche alle cinque fermate di metrò, il tragitto che tutti i giorni percorrete per andare al lavoro?
Qui, di opere, ne troverete alcune. Lette e poi schedate per "modalità di lettura" (veloce, lenta, frazionata, continua...); utilizzando le etichette cercate quella che più vi piace, quella che più sentite vostra, quella che più si adatta alle vostre esigenze del momento.
Perché, non temete, c'è sempre un libro giusto al momento giusto. Conclusa l'opera, tornate qui: per ogni libro consigliato viene pubblicata una banale guida alla lettura, senza pretese. Si tratta solo di alcune note che si spera possano esservi di aiuto per approfondire, magari solo in parte, le scelte stilistiche dell'autore, i legami sottesi alla trama, la psicologia dei personaggi.
Quindi... Buona lettura! E se avete domande, complimenti, stroncature terribili ... scrivete! info@appuntidicarta.it ADC risponderà a tutti! (O almeno, farà del suo meglio). Trovate ADC anche su Twitter.

Bio: ufficialmente, ADC è una delle tante invisibili e silenziose figure che popolano il vario mondo delle CEO's PA.
Di solito quando non lavora (ma anche - ogni tanto - quando lavora: il suo capo è uno comprensivo) legge.
Siccome ha studiato il greco antico per dieci anni, non disdegna qualche capatina nella filologia classica, se l'occasione lo richiede.

giovedì 26 aprile 2012

“Stoner”, di John E Williams – una serata di lettura condivisa (parte prima)


More about Stoner Un post un po’ diverso dal consueto per raccontarvi l’interessante iniziativa di lettura condivisa – la prima a cui noi di ADC abbiamo partecipato – cha ha avuto luogo sul web, e via Twitter, lunedì scorso, 23 Aprile 
Abbiamo passato una piacevole e interessantissima serata ospiti di @tempoxme_libri, che gentilmente ci ha accolto nel suo salotto di lettura 

Direttamente dal website della casa editrice ecco alcune rapide note sull’autore e sull’opera proposta e su cui, insieme ad altre tre, preparatissime, bookbloggers (@leggendolibri, @SedCetta, @colvieux, che purtroppo non ha potuto partecipare attivamente a causa di problemi tecnici) ci siamo confrontate:
“Pubblicato per la prima volta nel 1965, poi quasi dimenticato, Stoner di John E. Williams è stato ripubblicato nel 2006 dalla New York Review Books, suscitando un rinnovato interesse da parte della critica e dei lettori.  
Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: William Stoner, figlio di contadini, che si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. E’ un eroe della normalità che negli ingranaggi di una vita minima riesce ad attingere il senso del lavoro, dell’amore, della passione che dà forma a un’esistenza”  (Continua qui)

Discussione coinvolgente, ricca di spunti e grazie all’utilissima sintesi di @tempoperme_libri focalizzata su quattro macroaree di rilievo, che hanno reso l’analisi estremamente compatta; analisi che tuttavia ha rispettato, e anzi favorito, le necessarie micro-incursioni che le numerose sottotematiche presenti nel testo di necessità richiedevano:  
  • Introspezione dei personaggi  
William Stoner: “un antieroe, un inetto sveviano” (@tempoxme_libri) oppure un “vero, (…) caparbio, trionfatore” (@SedCetta) nella declinazione più classica di quell’American Dream che ha permeato la prima metà del giovane, fecondo ‘900 d’Oltreoceano?  
Sottotematiche:  
- i rapporti interpersonali, tracciati con pennellate sicure, espressive, pungenti: amicizie, figure genitoriali di riferimento, referenti professionali  
- il primo conflitto mondiale: analisi di un rifiuto  
Edith: ovvero, l’insoddisfazione che pervade il quotidiano e il consueto; la femminilità tranquilla di una giovane donna di brillante intelligenza, asservita alle necessità del dovere sociale  
  • Tema dell’Amore  
La relazione amorosa tra Stoner ed Edith che si traduce in un sentimento soffocato dalle imposizioni sociali, tanto arido nel privato quanto celebrato e auto-giustificato quando esposto al pubblico, pruriginoso ludibrio della comunità.  
L’approccio di Edith alle problematiche della maternità e il ruolo di padre attivo, presente, anticonformista, assunto da Stoner nei confronti della figlia neonata.  
  • Fascino del libro
Che è in grado di “risultare avvincente senza raccontare fatti avvincenti” (@tempoxme_libri).
Specifica, e voluta commistione, tra Stoner, che trova la propria vocazione, e il proprio strumento di espressione principale, nella letteratura e la vicenda biografica dell’autore.  
La discussione prende spunto dalla rassegna stampa in merito, grazie agli interventi di @leggendolibri.  

Per ogni ulteriore dettaglio vi rimandiamo direttamente al website e, se ci seguite su Twitter, all’hashtag #Stoner 

ADC vorrebbe ringraziare personalmente @tempoxme_libri per l’ospitalità, e le amiche bookbloggers che hanno preso parte all’incontro e che, grazie all’entusiasmo e allo sguardo sempre acuto e competente, hanno reso interessantissima la serata.

Un ringraziamento particolare va anche a @fazieditore che ci ha allietato con la sua presenza : ancora una volta è stato dimostrato che il dialogo tra editori e lettori non è mai né impossibile né scontato, e che, quando avviene, nella maggior parte dei casi è terreno fertile di confronto e arricchimento.  

Il prossimo appuntamento, per l’analisi dei successivi 5 capitoli dell’opera, è in calendario per Lunedì 7 Maggio.

________________________  
Serata di lettura condivisa: “Stoner”, di John E Williams, Fazi Editore, 2012, capp.5-10  
Venue: @tempoxme_libri | #Stoner  
Date/Time: Lunedì 7 Maggio 2012, ore 22.00

mercoledì 4 aprile 2012

"Le Sorelle Soffici", di Pier Paolo Vettori


More about Le sorelle Soffici Pare non sia più né utile né necessario, o peggio quanto mai dannoso, affrontare con i bambini in età prescolare la fiaba del Lupo e dei Sette Capretti così, d’emblée, nella sua cruda interezza di infanti mangiati, masticati e ingoiati e di pance di lupi tagliate con furore di lunghe cesoie da sarta.

Capita poi che il lupo di Cappuccetto Rosso sia relegato a macchietta folkloristica nelle mani dell’iconografia di un cacciatore tutto muscoli e fucili che, attraverso una ricontestualizzazione sentita come necessaria, assume le fattezze di un Buzz Lightyear ante litteram; mentre della mamma di Biancaneve (quella vera, quella che la bambina dalla carnagione di porcellana ha perduto, per morte improvvisa, in tenerissima età) in talune rivisitazioni proprio non c’è traccia, abbandonata in un limbo di non-consapevolezza e confinata al momento - si spera più lontano possibile - in cui il piccolo ascoltatore, rapito da sacro fuoco di conoscenza, costringerà il malcapitato genitore ad affrontare in maniera reattiva il tragico momento della rivelazione. 

Sarà, ma se non avessimo ben impressa nella memoria la risata malefica della strega di Biancaneve, o i vezzi delle amabili parenti acquisite di Cinderella, non so con che energia e consapevolezza potremmo farvi affrontare un'altra deliziosa matrigna, l'affascinante Olga della fiaba di Veronica e Cecilia Soffici, cosce lunghe e sguardo appuntito su un futuro (si spera il più roseo possibile), di denaro e affermazione sociale. 

Come dire, a ognuno il suo demone, ove daimon, alla maniera un po’ filosofica, sta ad indicare quel non so che di scuro e insondabile che alberga in ognuno di noi e che le favole fin dai tempi antichi hanno avuto il merito di riportare a galla attraverso l’allegoria e la metafora. 
Non manca proprio niente, a questa fiaba moderna: la matrigna cattiva, il padre anziano e inutile, per altro in fin di vita; la fata misteriosa capace di attraversare, un piede qui e uno là, la sottile barriera che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, rinchiusa nel corpo di una vecchia nutrice rugosa e piegata dall’età, un po’ fattucchiera de’ no’ artri un po’ stregone voodoo; e infine due protagoniste – non una, ma due! – che cercano di affrontare, a modo loro s’intende, la tragedia che sta per abbattersi sulla famiglia. 

Le “Sorelle Soffici”, ovvero, la ricetta segreta per una marmellata perfetta, che forse non esiste neppure; e poi succede che forse alla fine la scovi pure, la ricetta, ma – alla pari del frutto mortifero di Biancaneve - se ne saggi un cucchiaino, offerto dalla seducente matrigna trasformatasi in strega per l’occasione, precipiti nel buio dell’oblio senza fondo. 
Sta a noi, come sta ai bambini, affrontare proprio quel buio che si nasconde tra le pieghe delle parole, e trarne le opportune, personali considerazioni. 

Con un’unica differenza: se la favola del lupo cattivo – quella originale, diciamo - viene interpretata sia attraverso l’adozione del punto di vista esterno, onnisciente, sia grazie alla trasmissione orale del testo e alla mediazione linguistica e contenutistica prodotta dal genitore intento nella lettura, qui il lettore (adulto) deve fare tutto da solo, come è giusto che sia. 
La narrazione in prima persona di Veronica Soffici, affrontata per di più sotto forma di diario, la più soggettiva tecnica narrativa a pari merito con il romanzo epistolare, scardina impietosa, uno dopo l’altro - ormeggi sradicati dal mare in tempesta - i punti fermi che abitualmente separano la realtà oggettiva dalla percezione sensoriale soggettiva. 
I personaggi che popolano il mondo delle sorelle Soffici, attraverso l’osservazione spietata e allo stesso tempo coerente, ingenua e pura di Veronica, escono distorti e trasformati, non dalla metafora, ma dalla realtà di un’osservazione soggettiva, personale e per questo incontestabile. 

Se ne viene fuori storditi, affascinati da un bestiario di creature angeliche e demoniache che pervadono fin nel profondo la trama stessa dell’opera, tutte utili, nessuna esclusa, all’economia di un racconto incentrato sulle tematiche del disagio mentale, che evita con destrezza di divenire mero esercizio di stile e narrazione di un mondo fittizio, perché atemporale e scarsamente contestualizzato. 
Al contrario, l’opera ha il merito di caratterizzarsi pienamente all’interno della concretezza del quotidiano, scandito dal susseguirsi dei giorni e dei mesi, i piedi ben saldi immersi nella realtà storica del periodo attraverso una scrittura precisa, eppure così lieve, evidente e pregna di significato.